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Con quest'opera Heine intende dar voce al "cupo canto di martirio" del popolo ebraico, destare la memoria di "millenni di dolore", toccare il cuore di ogni uomo: "Sarà ben lungo," scrive il 25 ottobre 1824 all'amico Moses Moser, "un grosso volume, e porto quest'opera in petto con amore indicibile. È frutto d'amore e non di vanagloria. Ma proprio in quanto frutto d'amore sarà un'opera immortale, una lampada eterna nel Tempio di Dio". Ma il lavoro sembra procedere a fatica e viene interrotto nel 1826. Quando a Parigi, nel 1840, riprende il Rabbi e lo pubblica come frammento, Heine è ormai uno scrittore europeo; la questione ebraica, nella nuova prospettiva, è per lui solo parte del più generale compito del tempo: l'emancipazione di tutta l'umanità.